Cucina della Maiella alla libreria Coop di Chieti

Dopo il rinvio per neve del 5 marzo, ieri si è potuta finalmente tenere la presentazione della Cucina della Maiella all’Ipercoop di S. Giuliano teatino, assieme a “Butto la Pasta ” di Gino Primavera. Le due presentazioni sono state accorpate proprio perché il maltempo di giovedì scorso aveva fatto saltare il primo appuntamento, costringendo gli organizzatori a unire le due presentazioni. Nel corso del pomeriggio, lo chef Santino Strizzi si è esibito assieme a Gino Primavera in uno show cooking, preparando il mitico pancotto pastorale

Il pan cotto, piatto della tradizione pastorale sulla Maiella

Il pan cotto, piatto della tradizione pastorale sulla Maiella

un piatto antico, della tradizione “del recupero”, sopratutto pastorale, ma anche molto spesso per le famiglie meno abbienti. Il piatto veniva preparato e consumato dai pastori in montagna, utilizzando il pane d’avanzo e il siero ottenuto dalla lavorazione dei formaggi.

Cucina della Maiella domenica 1 febbraio a Lama dei Peligni

Lama_gennaioDomenica 1 febbraio, alle ore 17, Cucina della Maiella verrà presentato a Lama dei Peligni (CH) , grazie all’iniziativa della Cooperativa Majella e all’ospitalità del Parco Nazionale della Majella. La presentazione si svolgerà infatti nella Sala Conferenze del Centro visite del parco.

A Lama dei Peligni si trova il Giardino Botanico “Michele Tenore”, stato fondato nel 1995: e ospita attualmente circa 500 specie vegetali su una superficie di 9.000 mq. Nel 2000 è stato riconosciuto Giardino di Interesse Regionale dalla Regione Abruzzo. Simbolo del Giardino è il Fiordaliso della Majella (Centaurea tenoreana), endemismo dedicato al botanico Michele Tenore che per primo la identificò.

Domenica sarà presente con gli autori anche Marco Di Santo, tecnico del Parco, che nel libro Cucina della Maiella racconta, assieme alla collega Mirella Di Cecco, il progetto “Coltiviamo la diversità” per la salvaguardia delle varietà locali in ambito agricolo e agronomico, progetto che coinvolge con successo coltivatori, piccoli produttori, ristoratori.

Presso il Giardino Botanico è localizzata la Banca del Germoplasma della Majella, finalizzata alla conservazione di specie rare, endemiche e in pericolo di estinzione.

Piante e frutti di Natale

Nelle tavole imbandite del Natale non può mancare la frutta, almeno per rinfrescare lo stomaco surriscaldato da abbuffate e generose libagioni: ma bando all’esotico ananasso, gonfio come altri frutti tropicali (banane, mango) di sostanze chimiche.
Largo quindi alla nostra frutta antica: mele gelate, tinelle, verdoline, zitelle (foto), pere “coccia d’asine”, sorbe e giuggiole, “cachini” e fichi secchi, uva “appesa” e noci nostrane. Il Parco nazionale della Majella ha censito nel nostro territorio ben 7 varietà locali di mela e 5 di pera, quasi tutte nella provncia di Chieti.
Scelgo la mela gelata, fredda e ghiacciata, che riesce a trasformare un difetto, una malattia, in pregevole gusto : ebbene, la marezzatura della polpa della mela gelata, simile a ghiaccio succoso e dolce, è dovuta ad uno scompenso metabolico che si accentua nelle zone più fredde; le migliori sono quelle di Bocca di Valle che reagiscono alle avverse condizioni ambientali con profumi e succhi ineguagliabili, da addentare.
E poi d’inverno c’è la zucca gialla, la “checucce”, ingiustamente considerata nel passato buona solo a riempire la pancia, poco nutriente, tanto che si diceva che “sangue nen tè, sangue ne mette e fije nen fa fà” (non ha sangue, non lo mette e non fa fare figli).
Per lo più veniva data come alimento ai porci ed alle mucche o quella a fiasco, opportunamente svuotata ed essiccata, si usava come contenitore. Oggi la “checùcce” è stata rivalutata dal punto di vista nutrizionale ed è ritenuta un buon ingrediente della nostra cucina: povera di calorie, ricca di vitamine e sali minerali, molto digeribile, può essere utilizzata dagli antipasti al dolce. Ha belle forme, da soddisfazione a chi la coltiva ingrossando a vista d’occhio, dura per tutto l’inverno, l’unico difetto che ha è che la sacrifichiamo ad Halloween, senza gusto e senza fantasia!

New! La cucina della Maiella sarà presente a Guardiagrele, nei giorni del 21, 22 e 23 dicembre, in occasione dell’iniziativa Artigianato e sapori, mostra mercato e degustazione dei prodotti tipici abruzzesi, organizzata dall’Ente Mostra. Appuntamento in Via Roma, Palazzo dell’artigianato, dalle ore 17.

Il brodo di cardone

47B_cardonePiatto natalizio per eccellenza in Abruzzo, la cui esecuzione elaborata e gli ingredienti numerosi e generosi ne evidenziano il carattere di pietanza delle feste, nella quale l’abbondanza, “la grascia” di antica memoria, aveva il compito di compensare la cucina povera di tutti i giorni, caratterizzata invece dalla scarsa manipolazione delle materie prime, dalla semplicità della preparazione e dall’esiguità degli ingredienti.
Il brodo di cardone è preparazione elaborata e accurata, mescolanza di diversi ingredienti, trionfo della sostanza e del grasso. E’ cibo corroborante e simboleggiava il desiderio di riempire lo stomaco, cibo della sensazione piuttosto che dell’emozione.
Innanzitutto c’è il brodo, che rappresenta consolazione, gratificazione, fine del dolore, e che ha proprietà galattogene: caldo e liquido sottintende la vita, la nascita, la salute.
Il brodo più pregiato era di tacchino, oggi è preferibile la gallina perché i tacchini moderni giganti e gonfi di mangime conferiscono al brodo un sapore poco gradevole. Meglio la la gallina, grassa, grossa e ruspante : il grasso in eccesso lo elimineremo poi dal brodo al quale avrà conferito sapore. Per fare un buon brodo sono necessarie ore di lenta sobbollitura che spremeranno tutti i succhi della carne.
Poi c’è la preparazione del “cardone”, normalmente eseguita la vigilia di Natale, avendo cura di scegliere cardi ben sbianchiti, asportando i fili e le parti dure. Quindi un buon macinato di vitello servirà per preparare le “pallottine”: il tutto, insieme ad una parte del lesso di gallina sfilacciato, sarà versato nel brodo, lasciato insaporire e legato alla fine con formaggio ed uova (“casce e ove”).
A questo punto bisogna mangiarne parecchio, due tre quattro piatti colmi, fino al punto in cui lo stomaco, teso e gonfio, non cominci a “far male”: ma forse gli stomaci odierni non sono più quelli di una volta, anche se il brodo di cardone è sempre lo stesso!

Gino Primavera

le ricette, gli approfondimenti e le storie su La Cucina della Maiella di Gino Primavera e Lucio Biancatelli (Orme-Tarka edizioni)

Cucina della Maiella a Chieti

Chieti

Molti gli spunti di discussione emersi nella bella serata organizzata sabato 22 da Antonella De Luca alla libreria De Luca di Chieti. A cominciare proprio dal nostro titolo: molti, infatti, non approvano la scelta di Maiella scritto con la “i” e non con la “j”. Ma questo, magari, sarà l’oggetto di uno dei prossimi post.

In una saletta gremita, Gino Primavera, Lucio Biancatelli, Francesco Stoppa e Luciano Di Tizio hanno presentato la Cucina della Maiella, che a Chieti sta riscuotendo le simpatie del pubblico nelle due librerie teatine. “Questo libro é uno strumento culturale, non un ricettario commerciale. Contiene un aggancio forte al territorio e al tempo. Le ricette, senza un legame storico col territorio, sono vuote operazioni commerciali” ha detto il prof Stoppa dell’università di Chieti, studioso di tradizioni popolari. Stoppa si é poi soffermato sulle tradizioni alimentari autentiche dell’Abruzzo montano.

E’ un libro che parla di prodotti , tradizioni, delle attività economiche legate al cibo, dalla pastorizia alla transumanza verticale” ha detto Primavera, che si é soffermato sul ruolo che ha avuto il maiale nella tradizione gastronomica della montagna madre d’Abruzzo. Una dieta povera di proteine animali e di iodio che portava all’Ipertiroidismo. “Ecco perché fu introdotto il baccalà” racconta Primavera. Ecco perché il maiale , vero “salvadanaio dei poveri” dal quale non si buttava via niente, ha avuto un ruolo importante nella dieta delle genti della Maiella. E, forse , conclude il gastronomo di Guardiagrele, dovremmo essergli un pochino riconoscenti.

Biodiversità a tavola

Biodiversità a tavola

Lucio Biancatelli ha raccontato lo straordinario valore della biodiversità agricola di quest’area montana: il Parco nazionale della Maiella ha censito ben 45 varietá locali, tra arboree (ben 20 le varietà di ulivo) ortive e cerealicole. Adattamenti secolari come il grano solina, in grado di crescere fino a 1300 metri di altitudine. “Proprio la provincia di Chieti puo’ vantare varietà locali come l’olio di intosso, che si ottiene dalgli omonimi olivi della piana di Caprafico, vicino Guardiagrele, o il peperone dolce di Altino, oggetto di una intelligente azione di recupero che coinvolge un intero paese. Tra la frutta, il Parco ha censito ben 7 specie di mela, come la mangione e la casolana e 5 di pera. E’ questa la ricchezza che l’Abruzzo deve valorizzare e difendere”. Si é parlato anche dell’origine del dannunziano parrozzo, e dell’importanza del ‘piccolo é bello’ nelle produzioni agroalimentari di qualità. Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo, ha coordinato la serata e concluso aggiornando il pubblico sulle ultime azioni degli ambientalisti per scongiurare i rischi della “petrolizzazione” d’Abruzzo, favorita anche dall’approvazione del decreto conosciuto come “sblocca Italia”, che all’articolo 38 favorisce le trivellazioni e dà campo libero all’industria petrolifera. La serata si é conclusa con l’assaggio del pan’agrumato, varietà abruzzese del panettone che sostiisce il burro con l’olio agrumato, ricco di essenze di limoni e agrumi.

Cucina della Maiella a Fara, capitale della pasta

Le eccellenze dei prodotti tipici del territorio abruzzese, le potenzialità occupazionali e di sviluppo: di questo e altro si é parlato ieri al teatro comunale di Fara San Martino (Chieti), in occasione dell’incontro di presentazione del nostro libro, organizzato dall’associazione culturale Agorà, con il patrocinio del comune di Fara San Martino. Con noi , a presentare Cucina della Maiella c’erano anche Antonio di Marino di Agorà, Paolo Cocco, vicesindaco di Fara, Tiziano Teti del Gal Maiella Verde, Costanza Cavaliere preside dell’istituto Algeri Marino di Casoli, Marco Di Santo del Parco nazionale della Majella, con i sindaci di Casoli, Lama dei Peligni e Tornareccio. Presente anche un rappresentante dell’istituto alberghiero di Villa Santa Maria.

Gino Primavera: image“Fara ha saputo portare avanti una grande tradizione alimentare e fare di produzioni artigianali realtà industriali riconosciute di qualità in tutto il mondo. Sapete qual’é il piatto più diffuso e mangiato al mondo? La pasta al pomodoro. Per molte produzioni locali, la crescita ha coinciso con una perdita di qualità del prodotto  artigianale. Per i pastai di Fara S. Martino non é stato così”.

La preside dell’istituto Algeri Marino di Casoli, Costanza Cavaliere, ha raccontato l’esperienza formativa del progetto legato al territorio e alle produzioni locali, e l’importanza della valorizzazione dei prodotti a km. 0, mentre il sindaco di Tornareccio, città del miele, ha raccontato di come negli ultimi 10 anni il consumo di miele in Italia sia raddoppiato, anche grazie anche all’azione di promozione e diffusione realizzata delle 50 città del miele. Marco Di Santo del Parco Nazionale della Majella ha raccontato di come l’isolamento di questo territorio abbia permesso di conservare nel tempo “quasi inconsapevolmente” circa 50 varietà locali, dall’olivo intosso al grano solina, e di come il parco si sia impegnato negli anni a valorizzarne la coltivazione e l’uso, grazie ad una rete di aziende custodi e di ristoratori.

Lucio Biancatelli ha concluso esortando realtà virtuose come Fara a comunicare maggiormente il loro valore, che fuori dalla realtà locale non é percepito in pieno. “Il futuro dell’Abruzzo non sia nero come il petrolio, ma colorato come le varietà locali che questo meraviglioso territorio custodisce: le aree protette e le produzioni enogastronomiche di qualità, la cucina tradizionale siano il voláno di questa regione, le vere risorse in grado di attrarre turismo di qualità e promuovere sviluppo sostenibile”.

Il successo della giornata é stato anche il successo del nostro libro, molto apprezzato – e acquistato- tra i presenti nel bel teatro comunale di Fara. Un ringraziamento speciale va ad Antonio Di Martino di Agorà, organizzatore dell’evento, e al Comune di Fara S. Martino.

La pasta, ricchezza in cucina

La pasta, essiccata o fresca, bianca o integrale, all’uovo o senza, colorata in verde, rosso o nero, in centinaia di formati e con migliaia di condimenti, rappresenta nella cucina italiana il patrimonio più importante della diversità: con essa possiamo creare centinaia di piatti. Molti di questi rappresentano spesso i nostri territori, che vengono identificati anche in relazione ad essi: Abruzzo e “maccheroni alla chitarra” (più confidenzialmente solo “chitarra”) sono un esempio lampante di questa identificazione. Il territorio intorno alla Maiella è ricco di tradizioni riguardanti l’arte di fare e di cucinare la pasta: Fara San Martino è l’emblema e la punta di diamante della nostra tradizione pastaia. Un piccolo paese, incassato sotto la Maiella alla fine di una delle sue più belle valli, si identifica pienamente nella sua pasta, nei suoi pastifici storici (alcuni dei quali tenacemente artigianali), nella sua acqua, quella delle sorgenti del fiume Verde, uno degli elementi fondamentali su cui si basa la grande qualità di questo prodotto riconosciuto in tutto il mondo” (Cucina della Maiella, pag 172).

Fara_nSabato 8 novembre Cucina della Maiella sarà a proprio a Fara S. Martino (a sinistra il programma dell’incontro), ospite del Comune e dell’associazione culturale Agorà, organizzatrice dell’evento. Sarà l’occasione per riflettere sulle eccellenze dei prodotti tipici abruzzesi e sulle potenzialità occupazionali e di sviluppo legate ai prodotti e alle varietà locali. Varietà che il Parco Nazionale della Majella ha mappato, censito e catalogato, attivando un circuito virtuoso per la loro valorizzazione che ha coinvolto agricoltori, produttori e ristoratori, sotto lo slogan “Se mi mangi mi salvi”. Appuntamento alle ore 16 al Teatro Comunale di Fara S. Martino.

Domenica 9 novembre alle ore 18, invece, appuntamento al museo “Giuseppe Lisio” di Roccamontepiano il convegno “Vino cotto, Tradizione, Cultura, Futuro”: tra i partecipanti anche Gino Primavera.

Leggi la bella recensione deil nostro libro pubblicata da “Conquiste del lavoro”, quotidiano della CISL

Halloween? Una tradizione anche nostra

“I tradizionalisti si scagliano contro “Halloween” per l’aspetto commerciale che ha assunto in Italia ma anche perché è considerata roba d’altri. Ciò si contrappone al travolgente successo della festa, che rischia di diventare molto più importante del carnevale stesso. Non è una semplice montatura ma un fenomeno legato al fascino antico che la festa conserva”. Anche perché, sostiene Francesco Stoppa, studioso di tradizioni popolari, nel suo contributo al libro “La Cucina della Maiella“, non è vero che la tradizione di streghe e zucche sia così estranea all’Italia.

“Si dice che Halloween sia di origine celtica, anche perché tutto ciò che appare aurorale e notturno (e non Romano/Cattolico) è diventato “celtico” – scrive Stoppa in La Cucina della Maiella, nel capitolo dedicato al Cibo del conforto – . In realtà la festa esisteva anche da noi, con caratteristiche simili in tutta Italia. In Abruzzo la vigilia di Ognissanti si salda nella tradizione con la settimana di devozioni e riti legati al culto dei morti ma nella memoria dei testimoni rimane uno sprazzo di individualità che forse è la reminiscenza di una festa autonoma che ha sovrapposto elementi cristiani a quelli pagani. I ragazzi portavano zucche intagliate con occhi e bocca, con denti fatti di canna e lumini accesi all’interno, o anche lanterne in carta oleata, oppure un qualsiasi altro ortaggio intagliabile come una grande rapa. La zucca tradizionale (checocce priatorije) è la “genovese” che era considerata cibo da poco, veniva data ai porci e alle vacche. Invece gli americani usano la Cucurbita pepo nelle varietà Jack O’Lantern o Connecticut Field (Big Tom) facili da svuotare e intagliare. Ormai si trovano, più che dall’ortolano, nei negozi di gadget”.

“Quale che fosse la zucca, i ragazzotti più spavaldi (bazzariott) a gruppi di tre o quattro, facendosi coraggio a vicenda si avventuravano nei luoghi proibiti, come i quadrivi, perché “là ci sono riferimenti” cioè i tramiti con il mondo degli spiriti e della magia. Quelli meno furfantelli si limitavano a sfilare per le vie con le suddette lanterne, scandendo i passi con una filastrocca. Tutti gli altri rimanevano in casa, a mangiare “povero e poco”, la mattina “lu pane cott” e sera la verza con aglio e “bastardoni”, e una sardella salata fritta. Ma siccome il popolo per realizzare un desiderio spirituale ha bisogno di farlo cibo, si preparava anche la “granat”, zuppa rituale a base di grani e legumi”.

“Avendo spezzato una lancia a favore di una radice antica nostrana per la festa di Halloween, ciò non significa che siamo autorizzati, anzi a maggior ragione, a trasformarla in una festa scema e priva di contenuti. Come tutte le feste importanti ha una doppia faccia, quella della rottura delle abitudini, dell’emozione, del gioco ma anche della riflessione, dell’autocritica e per finire di un saggio sguardo al futuro che si fa sempre più incerto (…)  Continua

Ricetta
CHICOCE E PATANE (ZUCCA GIALLA E PATATE)
Ingredienti per 4 persone
• 6/7 etti di zucca gialla
• Mezzo chilo di patate
• 4/5 bastardoni (peperoni secchi)
• Olio extravergine di oliva
• Aglio
• 4/5 sardelle salate
Preparazione: cuocere la zucca a pezzi con poca acqua, lessare a parte
le patate. In una padella passare i bastardoni nell’olio bollente per pochi
secondi e toglierli, poi rosolare l’aglio. Aggiungere la zucca scolata
e le patate e mescolare ogni tanto. A parte infarinare le sardelle intere
dissalate e friggerle nell’olio bollente. Sbriciolare acciughe e bastardoni
e aggiungerli alla zucca e patate. Servire in tavola.

Cucina della Maiella a Casa Flaiano (Pescara)

Giovanni D'Alessandro

Lo scrittore Giovanni D’Alessandro in occasione della presentazione de La Cucina della Maiella a Pescara

Sabato 18 ottobre è stata una serata importante per il nostro libro: lo abbiamo presentato a Pescara, a Casa Flaiano, in Corso Manthoné, nella casa che diede i natali allo scrittore, giornalista e sceneggiatore abruzzese Ennio Flaiano, e oggi è sede di molteplici iniziative culturali, grazie all’attivismo di Gabriella Di Censo, Silvana Ciccone e Camilla Crisante. Alla presentazione era abbinata una cena ispirata alle ricette del libro, da “pizza e foije ” alle pallotte casce e ove. Primo piatto, gli ottimi spaghetti alla chitarra con polpettine di carne. Circa 40 le persone presenti, tra le quali lo scrittore abruzzese Giovanni D’Alessandro, che, prima di leggere ai presenti il suo contributo al libro (“Gli òrapi, dono dell’ultima neve di primavera”), ha parlato con entusiasmo del nostro libro. “Un libro magnifico – ha detto D’Alessandro – , che ho letto tutto d’un fiato. Racconta la cucina di un territorio come un fatto culturale e ne racconta anche la storia, affrontando tutti i passaggi, dalla produzione alla preparazione dei piatti. Davvero un bel libro, faccio i miei complimenti a Biancatelli e Primavera”. Giovanni D’Alessandro, scrittore abruzzese trapiantato in Emilia Romagna, ha raccontato la storia degli òrapi (“non una pianta, ma un simbolo” ha detto) nella sua opera “La puttana del tedesco”, ambientata durante la Seconda guerra mondiale.

Leggi la recensione su La stampa tuttogreen.it

Morgan De Sanctis alla presentazione romana di Cucina della Maiella

Morgan De Sanctis con gli autori
Morgan De Sanctis

De Sanctis ha parlato a lungo dei suoi piatti preferiti, e non solo

Sabato 11, Roma, libreria Passaparola di Via della Balduina. Nel bel mezzo della presentazione del libro La Cucina della Maiella (autori Lucio Biancatelli e Gino Primavera, Orme-Tarka editore), in una sala già gremita con moltissimi abruzzesi, arriva qualcuno che molti sembrano riconoscere. Brusio, voci in sala..la scrittrice abruzzese Giulia Alberico che aveva preso la parola si interrompe…Ma é lui? Sì é proprio lui, il portiere abruzzese della Roma, Morgan De Sanctis, nativo di Guardiagrele. Contattato a suo tempo da Primavera (anche lui guardiese) aveva accettato volentieri di prestare il suo volto al libro, firmando una ricetta tradizionale che ama particolarmente (pizza e foije). Quando torna a casa, mamma Sara glielo fa trovare sempre in tavola.

Morgan De Sanctis

Il messaggio inviatoci da Sara, la mamma di Morgan

Ma sabato ha fatto ancora di più, si é presentato con la famiglia al completo, raccontandoci il suo orgoglio di essere abruzzese ed il suo legame con Guardiagrele e la Maiella– raccontano gli autori- Portando una testimonianza autentica di attaccamento alla sua terra d’origine. Un ragazzo sensibile e intelligente”. De Sanctis ha detto testualmente: “Ci tenevo a venire, vi ringrazio per la vostra opera che racconta in modo puntuale e affascinante la cultura e le

libreria Passaparola

La sala della libreria Passaparola durante la presentazione romana di Cucina della Maiella

tradizioni gastronomiche della Maiella”. Alla fine foto di rito e autografi per tutti i tantissimi romanisti presenti.

Guarda il breve video di Morgan De Sanctis che parla del suo piatto preferito, “pizza e foije”

La dedica di Morgan De Sanctis sul libro

La dedica di Morgan De Sanctis sul libro

Al termine della chiacchierata, gli oltre 60 presenti hanno avuto la possibilità di assaggiare le prelibatezze abruzzesi, come la torta rustica di òrapi preparata dallo Chef del ristorante S. Chiara di Guardiagrele, Domenico Scotti del Greco, le tartine alla crema di tolle di aglio rosso di Sulmona, i bocconotti di Castelfrentano offerti dalla Bottega del bocconotto e le sise delle monache di Guardiagrele. Prossimo appuntamento cultural-gastronomico con la Cucina della Maiella: sabato prossimo, 18 ottobre, ore 21 alla Casa Flaiano di Pescara di Corso Manthoné.

Cucinadellamaiell@gmail.com

Cucina della Maiella sabato 11 a Roma

Morgan De Sanctis con gli autori

Sabato 11 a Roma siamo  stati ospiti della libreria Passaparola in Via della Balduina 122, dove con Giulia Alberico abbiamo presentato al pubblico La cucina della Maiella. Mentre raccontavamo di orapi e bocconotti, é apparso il portiere della Roma, Morgan De Sanctis. Morgan aveva accettato volentieri di collaborare con noi al libro, firmando una ricetta (pizza e foije). Stasera ha fatto ancora di più, si é presentato con la famiglia al completo, raccontandoci il suo orgoglio di essere abruzzese ed il suo legame con Guardiagrele e la Maiella. Dopo la lunga chiacchierata con Gino Primavera e Lucio Biancatelli, si é passati agli assaggi delle prelibatezze abruzzesi, come la torta rustica di orapi, le tartine alla crema di tolle di aglio rosso di Sulmona, i bocconotti gentilmente offerti dalla Bottega del Bocconotto di Castelfrentano e le sise delle monache di Guardiagrele.

Camilla Crisante, autrice della foto di copertina del libro, ha scritto: “Si può, attraverso un libro di cucina, raccontare di un territorio la sua storia, le sue ricchezze naturalistiche, quelle storiche e soprattutto il legame profondo che lega in modo indissolubile l’uomo ai prodotti della sua terra? Certo che sì, se si tratta di un libro scritto con amore, competenza e con l’assoluta determinazione di raccontare, non una semplice serie di ricette, ma una storia sulle relazioni della biodiversità agricola ed alimentare con quella ambientale e naturalistica. Il volume “La cucina della Maiella” (Orme-Tarka Edizioni, € 17,50 ) è tutto questo a partire dagli autori: Lucio Biancatelli, con la sua vasta esperienza come redattore e giornalista sui temi dell’ambiente e della sostenibilità e Gino Primavera, profondo conoscitore della gastronomia del territorio, delle sue tradizioni e della cultura materiale dei luoghi”. Proprio grazie all’attivismo di Camilla Crisante, sabato 18 saremo a Pescara a Casa Flaiano, in una serata gastronomica con cena ispirata alle ricette del libro, dalle ore 21. per contatti: cucinadellamaiella@gmail.com